25 Aprile 2025
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25 Aprile senza retorica: le mappe dell’impegno contemporaneo di Ada Gobetti

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Il 25 aprile rappresenta un momento fondamentale nella storia italiana, un’occasione per riflettere non solo sul significato storico della Liberazione ma anche sulle sue risonanze contemporanee. Abbiamo chiesto ad Ada Gobetti, figura emblematica della Resistenza italiana, insegnante, scrittrice e attivista politica, di offrirci la sua visione su come la memoria della lotta partigiana possa trasformarsi in impegno civile quotidiano.

La scelta di Ada Gobetti è particolarmente significativa per la sua straordinaria capacità di unire pensiero e azione, per la sua esperienza diretta nella Resistenza piemontese e per la sua profonda riflessione pedagogica sul valore della libertà e dell’impegno civile. Il suo  “Diario Partigiano” rappresenta una delle testimonianze più lucide e intense dell’esperienza resistenziale, mentre il suo impegno nel dopoguerra dimostra come i valori della Resistenza possano tradursi in pratiche quotidiane di trasformazione sociale.

Quando ripenso alla Resistenza, non vedo mai grandi monumenti o celebrazioni solenni, ma una geografia intima fatta di luoghi ordinari trasformati dall’urgenza della libertà. Vedo le cucine dove noi donne preparavamo non solo il cibo, ma anche i messaggi cifrati da far circolare; i sentieri di montagna che collegavano borghi apparentemente isolati ma uniti da una rete invisibile di solidarietà; le aule scolastiche dove, sotto l’apparenza dell’obbedienza al regime, insegnavamo ai nostri ragazzi a coltivare il pensiero critico.

La nostra non fu mai una resistenza astratta, ma sempre ancorata a territori specifici, a geografie concrete, a comunità vive. Ricordo ancora le riunioni nella mia casa di Via Fabro a Torino, dove insieme a Leone e ai nostri compagni pianificavamo azioni e discutevamo del futuro che volevamo costruire. La mia cucina era diventata uno spazio politico, così come lo erano diventati i rifugi alpini del Piemonte dove ho trascorso mesi intensi tra paura e speranza.

Il 25 aprile rischiamo, anno dopo anno, di ridurre questa geografia viva a semplice toponomastica commemorativa. Vie, piazze, lapidi che testimoniano un passato glorioso ma che spesso non parlano più al presente. La vera commemorazione della Liberazione non consiste nel depositare una corona di fiori, ma nel riconoscere e attivare gli spazi contemporanei dove la resistenza continua a essere necessaria.

Oggi, i luoghi della resistenza sono molteplici e forse meno evidenti, ma non per questo meno cruciali. Sono i quartieri popolari dove giovani educatori costruiscono alternative concrete alla marginalità; sono gli spazi comuni urbani difesi dai cittadini contro la speculazione; sono le scuole di periferia dove insegnanti appassionati lottano ogni giorno contro la povertà educativa. Sono quei luoghi dove oggi si accoglie chi è costretto a lasciare la propria terra, ricordandoci che anche noi conoscemmo l’esilio e la fuga; sono le biblioteche di quartiere dove il sapere è condiviso liberamente, come facevamo noi con i libri proibiti dal regime; sono quelle associazioni di persone che si uniscono per un lavoro comune e dignitoso, come quando nelle valli alpine la solidarietà era la nostra unica risorsa. Sono tutti spazi in cui i valori di giustizia, solidarietà e dignità umana – gli stessi per cui abbiamo combattuto – vengono praticati quotidianamente.

Durante la Resistenza, imparammo che la libertà non è un concetto astratto ma una pratica da incarnare nei gesti quotidiani. Quando organizzavo le staffette partigiane o quando, insieme ai compagni del CLN, pianificavo l’attività clandestina, ogni nostra azione era intrisa di questa consapevolezza: la libertà si costruisce un passo alla volta, un giorno dopo l’altro, attraverso scelte concrete e spesso faticose.

Vorrei proporre allora, in questo 25 aprile, nell’ottantesimo anniversario della Liberazione, di tracciare una nuova “geografia dell’impegno” che attualizzi e incarni i valori fondamentali della Resistenza nella realtà contemporanea. Non celebriamo con parole vuote, ma con azioni concrete, proprio come facevamo durante la Resistenza.

Cercate le cucine popolari nei vostri quartieri e aiutate! Sono le nostre case-rifugio di oggi. Sostenete le piccole testate indipendenti che combattono la disinformazione. Partecipate alle associazioni che organizzano doposcuola nelle periferie – l’educazione è resistenza, ce lo insegnò Leone Ginzburg!

Fate nascere cooperative sui territori liberati dalla criminalità. Sostenete le iniziative di assistenza alle persone fragili nelle aree dimenticate. Coltivate orti urbani condivisi, diventate moderne staffette di solidarietà. Aprite biblioteche di quartiere, come quella clandestina che organizzammo in Via Fabro.

Trovate oggi stesso il vostro personale “luogo di resistenza” – non nei libri di storia, ma nelle strade delle vostre città. Riconoscerlo, condividerlo, renderlo visibile: questo è il primo passo. Durante la clandestinità, la nostra prima vittoria fu mappare insieme i punti sicuri, i passaggi, le risorse. Fate lo stesso oggi: segnalate, raccontate, connettete questi spazi di libertà.

Ricordate: i monumenti e le commemorazioni non cambiano il mondo, le vostre mani sì! Mio figlio Paolo sicuramente oggi direbbe: “La memoria o è benzina per l’azione o è solo fumo retorico”. Trasformate la commemorazione in impegno, la memoria in futuro!

Agite ora, come facemmo noi allora. La libertà si conquista ogni giorno, un gesto alla volta!

Glossario

  • CLN (Comitato di Liberazione Nazionale): organizzazione politica e militare italiana costituita dai partiti antifascisti durante l’occupazione tedesca per coordinare la Resistenza.
  • Leone Ginzburg: intellettuale, letterato e antifascista italiano, primo marito di Natalia Ginzburg e amico di Ada Gobetti, morto in carcere nel 1944.
  • Paolo Gobetti: figlio di Piero e Ada Gobetti, partigiano giovanissimo, diventò poi regista e fondatore dell’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza.

Riferimenti bibliografici

  • Gobetti, A. (1956). Diario partigiano. Einaudi, Torino.
  • Gobetti, P. (1924). La rivoluzione liberale. Cappelli, Bologna.
Ada Gobetti

Ada Gobetti

Intellettuale, partigiana e pedagogista tra le più significative del Novecento italiano (1902-1968), ha rappresentato una sintesi straordinaria di impegno politico e riflessione educativa nel contesto drammatico dell'Italia fascista e della ricostruzione democratica. Protagonista della Resistenza nel gruppo "Giustizia e Libertà", ha documentato la sua esperienza nel "Diario partigiano", testimonianza preziosa che intreccia dimensione personale e storica. La sua concezione della cultura come strumento di emancipazione e la sua capacità di coniugare azione e riflessione offrono una prospettiva illuminante sui percorsi possibili dell'educazione alla cittadinanza.

Gian Mauro Zumbo

Gian Mauro Zumbo

Imprenditore seriale a cavallo tra trasformazione digitale, impatto sociale e turismo sostenibile, ho trasformato la mia cronica curiosità in professione. Tra un progetto e l'altro, mi sono lasciato catturare da una domanda: cosa direbbero i grandi del passato delle nostre sfide? È nato così un esperimento editoriale che usa l'impossibile come strumento d'indagine, mescolando ispirazione e immaginazione per creare ponti inaspettati tra epoche e saperi.

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