28 Febbraio 2025
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Diplomazia della forza o della ragione? Un dialogo impossibile tra Morgenthau e Kant sulla crisi della diplomazia contemporanea

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In questo dialogo impossibile sulla natura della diplomazia contemporanea e sull’uso della forza nelle relazioni internazionali, abbiamo messo a confronto due giganti del pensiero politico: Hans Morgenthau (1904 – 1980), padre del realismo politico del XX secolo, e Immanuel Kant (1724 – 1804), il filosofo della pace perpetua. La loro conversazione illumina le tensioni tra Realpolitik e ideali cosmopolitici, particolarmente rilevante nell’attuale scenario geopolitico caratterizzato da crescenti tensioni e minacce reciproche tra potenze globali.

Morgenthau: Mio caro Kant, osservo come le dinamiche della politica internazionale contemporanea confermino la mia analisi antropologica del potere. Il desiderio di dominare è l’elemento costitutivo di ogni associazione politica. Questa pulsione fondamentale continua a governare le relazioni tra Stati. La diplomazia della forza non è semplicemente una scelta politica, ma un riflesso della natura umana stessa.

Kant: Professor Morgenthau, riconosco la profondità della sua analisi, ma lei confonde ciò che è con ciò che dovrebbe essere. La natura umana che lei descrive è reale, ma incompleta. Esiste nell’uomo un’insocievole socievolezza, un antagonismo che paradossalmente spinge verso il progresso civile. La diplomazia basata sulla forza rappresenta uno stadio primitivo dello sviluppo politico, non la sua forma definitiva.

Morgenthau: La sua distinzione tra l’essere e il dover essere è precisamente ciò che rende la sua posizione filosoficamente stimolante ma politicamente impraticabile. La politica internazionale, come ogni politica, è essenzialmente una lotta per il potere. Questo non è pessimismo, ma realismo antropologico. Gli Stati non agiscono secondo imperativi categorici, ma secondo calcoli di potere nazionale. L’attuale sistema di deterrenza nucleare ne è la prova empirica.

Kant: Lei trascura che la ragione umana può trascendere gli impulsi immediati. L’imperativo categorico non è un semplice ideale, ma una necessità pratica della ragione. Quando affermo che il diritto delle genti deve fondarsi non su leggi coattive ma sul libero federalismo, sto delineando un principio regolativo che può guidare l’evoluzione delle relazioni internazionali. La sua visione delle relazioni internazionali come puro antagonismo è autoconvalidante: se gli Stati agiscono presupponendo il conflitto, inevitabilmente lo perpetueranno.

Morgenthau: Il suo federalismo libero presuppone una trasformazione del potere che la storia non ha mai dimostrato. Il potere politico è essenzialmente dominazione psicologica, che si manifesta oggi nelle guerre ibride, nella disinformazione, nelle minacce velate. Persino organizzazioni come l’ONU sono arene di competizione per il potere, non transcendenze del potere stesso.

Kant: Lei trascura un punto fondamentale del mio progetto: non ho mai sostenuto che gli Stati trascenderebbero magicamente il proprio interesse. Ho sostenuto invece che il problema dell’instaurazione di una pace duratura dipende dalla creazione di relazioni tra Stati regolate da leggi condivise. È questione di costruire istituzioni che rendano razionale per gli Stati perseguire la cooperazione, non di negare l’interesse nazionale.

Morgenthau: Qui troviamo forse un punto di convergenza. Anche nel mio realismo esiste spazio per la moderazione. Il vero statista comprende che il potere illimitato genera inevitabilmente resistenza. Non nego che esista la prudenza politica, solo che essa deriva dal calcolo degli interessi, non da un imperativo morale astratto.

Kant: È interessante questa sua concessione. Ma permetta che chiarisca: il mio progetto non è una semplice dichiarazione di principi morali. La pace perpetua è una necessità pragmatica. Nel mondo contemporaneo, con armi di distruzione di massa e interdipendenza economica globale, la guerra totale è diventata irrazionale persino nella logica del più cinico realismo. La moralità e la prudenza convergono.

Morgenthau: Il problema fondamentale rimane la natura umana. Le passioni politiche, l’ambizione, la paura, l’orgoglio nazionale continueranno a spingere gli Stati verso il conflitto. Lei sottovaluta la dimensione irrazionale della politica. Il nazionalismo e l’ideologia possono facilmente prevalere sul calcolo prudente dell’interesse.

Kant: Qui sta il fraintendimento cruciale. Io non nego l’esistenza delle passioni, ma riconosco nella ragione una forza trasformativa. Il mio federalismo repubblicano crea un sistema in cui diventa sempre più costoso agire secondo impulsi bellicosi. La pace non emerge da un improvviso miglioramento morale dell’umanità, ma da istituzioni che rendono la guerra controproducente.

Morgenthau: Ma queste istituzioni richiedono un potere effettivo per imporsi. Guardiamo all’ONU: senza la volontà delle grandi potenze, è impotente. La sua visione di un ordine internazionale basato sul diritto presuppone paradossalmente un’egemonia benevola che lo imponga. Chi garantisce la garanzia?

Kant: Lei identifica correttamente un dilemma. Ma consideri questo: anche l’equilibrio di potere che lei sostiene richiede una forma di autoregolamentazione. La differenza è che il mio sistema federale crea un interesse comune alla stabilità che trascende il calcolo di potere immediato. Non elimina il potere, lo trasforma attraverso il diritto.

Morgenthau: Vedo la sua logica, ma rimango scettico sulla sua realizzabilità. La storia mostra che gli Stati sacrificano il loro interesse a lungo termine per vantaggi immediati. La miopia politica è una costante nelle relazioni internazionali.

Kant: Eppure, Professor Morgenthau, la storia mostra anche un’evoluzione delle norme internazionali. La schiavitù una volta era accettata universalmente; oggi è ripudiata. Il colonialismo era considerato legittimo; oggi è condannato. Le istituzioni e le norme evolvono, anche se il processo è lento e non lineare.

Morgenthau: Ammetto che esista un’evoluzione normativa, ma le dinamiche fondamentali del potere rimangono. Le norme internazionali vengono sostenute quando coincidono con gli interessi delle potenze dominanti e ignorate quando li contraddicono. Il diritto internazionale rimane, in ultima analisi, subordinato alla politica di potenza.

Kant: Questa è una mezza verità che oscura un cambiamento cruciale. Nell’era nucleare e dell’interdipendenza, la concezione stessa dell’interesse nazionale si è trasformata. Oggi le minacce esistenziali – cambiamento climatico, pandemie, terrorismo nucleare – richiedono cooperazione, non competizione. Persino nella sua logica realista, la sopravvivenza impone limiti alla competizione anarchica.

Morgenthau: Tocca un punto sensibile. La minaccia di annientamento reciproco ha effettivamente creato una forma di prudenza forzata, specialmente tra grandi potenze. Ma questo non è l’ideale cosmopolitico che lei immagina; è semplicemente un calcolo più sofisticato di costi e benefici.

Kant: Non sottovaluti questo sviluppo! Il fatto stesso che gli Stati riconoscano la necessità dell’autoregolamentazione è il primo passo verso un ordinamento giuridico internazionale. La mia “pace perpetua” non emerge in un istante come un’utopia, ma si sviluppa gradualmente attraverso la razionalizzazione progressiva dell’interesse nazionale.

Morgenthau: Forse possiamo concludere che la diplomazia efficace nel mondo contemporaneo richiede una sintesi: il mio realismo può fornire una comprensione delle forze profonde che muovono gli Stati, mentre il suo idealismo può offrire una direzione verso cui incanalare queste forze. Il realismo senza visione è cieco; l’idealismo senza realismo è vuoto.

Kant: Una formulazione che apprezzo, sebbene preferirei parlare di “realismo illuminato” piuttosto che di idealismo. La sfida per la diplomazia contemporanea è precisamente questa: riconoscere il mondo com’è, ma lavorare metodicamente per trasformarlo in ciò che dovrebbe essere. Non attraverso ingenua fiducia nella bontà umana, ma attraverso istituzioni che rendano la pace più vantaggiosa della guerra.

Morgenthau: Eppure, osservi la diplomazia contemporanea. Vediamo leader che abbandonano le tradizionali vie della mediazione a favore di una diplomazia diretta, affaristica, basata su pressioni esplicite e persino ricatti pubblici. Questo ritorno a una politica di potenza esplicitata non contraddice la sua teoria di un progressivo affinamento delle relazioni internazionali?

Kant: Lei solleva un caso interessante. Nel mio saggio sulla pace perpetua, sostenevo che “tutte le azioni relative al diritto di altri uomini, la cui massima non è suscettibile di pubblicità, sono ingiuste”. La pubblicità delle massime politiche era per me una garanzia contro l’ingiustizia. Ma ciò che lei descrive è qualcosa di diverso: non è la trasparenza che serve il diritto, ma l’esibizione della forza che lo bypassa completamente.

Morgenthau: Esattamente. Questa diplomazia che esterna apertamente le pretese di potere non dimostra forse che, rimosso il velo delle convenzioni, la politica internazionale ritorna sempre alla sua essenza di lotta per il dominio?

Kant: C’è una differenza cruciale tra pubblicità e brutalità. La pubblicità che difendevo è quella che sottopone le azioni politiche al tribunale della ragione universale. La diplomazia del ricatto che lei descrive è l’opposto: è il rifiuto di mediare le proprie pretese attraverso principi universalizzabili. Rivela non la verità immutabile delle relazioni internazionali, ma un pericoloso regresso da progressi già conseguiti.

Morgenthau: Non nego che questa diplomazia della minaccia esplicita presenti rischi significativi. Persino nella mia visione realista, la prudenza suggerisce che un esercizio troppo crudo del potere genera inevitabilmente resistenza e contropotere. C’è una saggezza nella diplomazia tradizionale che oggi viene frettolosamente liquidata come debole o inefficace.

Kant: Questo è un punto importante. L’apparente “forza” di questa diplomazia estrinsecata nasconde una profonda debolezza: la sua incapacità di generare quel consenso stabile che solo il diritto può garantire. Un accordo estorto genera risentimento e sarà rispettato solo finché permane la minaccia. È l’opposto della stabilità che entrambi, pur con prospettive diverse, riconosciamo come necessaria.

Glossario dei Concetti Chiave

  • Realismo politico: Scuola di pensiero nelle relazioni internazionali che enfatizza il ruolo del potere e dell’interesse nazionale
  • Animus dominandi: Concetto di Morgenthau che indica il desiderio innato di potere nella natura umana
  • Pace perpetua: Ideale kantiano di un ordine internazionale basato sul diritto e sulla ragione
  • Insocievole socievolezza: Concetto kantiano che descrive la tendenza umana all’antagonismo sociale che paradossalmente spinge verso il progresso
  • Imperativo categorico: Principio morale kantiano che afferma che si dovrebbe agire solo secondo quella massima che si può volere che divenga una legge universale
  • Equilibrio di potere: Situazione in cui nessuno Stato è abbastanza forte da dominare gli altri
  • Deterrenza: Strategia di prevenzione del conflitto basata sulla minaccia di rappresaglia
  • Federalismo di liberi Stati: Proposta kantiana di un’unione internazionale basata su principi repubblicani e rispetto reciproco

Riferimenti Bibliografici

  • Kant, I. (1795). Per la pace perpetua. Un progetto filosofico
  • Kant, I. (1784). Idea per una storia universale dal punto di vista cosmopolitico
  • Kant, I. (1797). La metafisica dei costumi
  • Kant, I. (1793). Sul detto comune: questo può essere giusto in teoria, ma non vale per la pratica
  • Morgenthau, H. J. (1948). Politics Among Nations: The Struggle for Power and Peace
  • Morgenthau, H. J. (1946). Scientific Man vs. Power Politics
  • Morgenthau, H. J. (1970). Truth and Power: Essays of a Decade
Immanuel Kant

Immanuel Kant

Filosofo rivoluzionario e figura centrale dell'Illuminismo (1724-1804), ha trasformato radicalmente il pensiero occidentale con la sua "rivoluzione copernicana" in filosofia. La sua critica della ragione, l'imperativo categorico e l'analisi delle condizioni di possibilità della conoscenza hanno ridefinito non solo la comprensione della mente umana, ma anche i fondamenti dell'etica, dell'estetica, della metafisica, della politica e della religione, aprendo la strada a una concezione della libertà e della dignità umana che resta centrale nel dibattito contemporaneo

Hans Morgenthau

Hans Morgenthau

Fondatore del realismo politico moderno, Hans Morgenthau (1904-1980) ha rivoluzionato lo studio delle relazioni internazionali con la sua analisi del potere e dell'interesse nazionale. Fuggito dalla Germania nazista, ha sviluppato negli Stati Uniti una teoria delle relazioni internazionali che ancora oggi offre strumenti essenziali per comprendere le dinamiche geopolitiche contemporanee

Gian Mauro Zumbo

Gian Mauro Zumbo

Imprenditore seriale a cavallo tra trasformazione digitale, impatto sociale e turismo sostenibile, ho trasformato la mia cronica curiosità in professione. Tra un progetto e l'altro, mi sono lasciato catturare da una domanda: cosa direbbero i grandi del passato delle nostre sfide? È nato così un esperimento editoriale che usa l'impossibile come strumento d'indagine, mescolando ispirazione e immaginazione per creare ponti inaspettati tra epoche e saperi.

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