Chi l’ha detto che i grandi pensatori del passato non possano essere i migliori neologisti del presente? Con questo spirito provocatorio vi presentiamo “Lessico Impossibile“, la nostra officina di parole dove i pensatori del passato diventano artigiani linguistici d’avanguardia. Viviamo in un’epoca dove la realtà corre più veloce delle parole che usiamo per descriverla. Scrolliamo, postiamo, condividiamo, ma spesso ci mancano i termini giusti per dare un nome a ciò che davvero stiamo facendo, sentendo, diventando.
È qui che entrano in gioco i nostri impossibili collaboratori.
Immaginate Simone Weil che conia un termine per descrivere quella particolare forma di alienazione che proviamo durante una videoconferenza. O Roland Barthes che inventa una parola per catturare l’essenza di un meme virale. O ancora Michel Foucault che forgia un neologismo per definire le nuove forme di potere nell’era degli algoritmi.
Non è un gioco di parole fine a se stesso. Di tanto in tanto, un grande pensatore del passato si confronterà con un fenomeno contemporaneo, creando non solo un nuovo termine, ma un nuovo modo di vedere e comprendere la realtà che ci circonda. Ogni neologismo sarà un dialogo tra epoche: radici classiche che si intrecciano con il presente.
La sfida è creare un vocabolario che sia ponte tra epoche, uno strumento per pensare il presente con la profondità del passato e la visione del futuro. Ogni voce del nostro lessico impossibile sarà un piccolo (piccolissimo!) saggio camuffato da definizione, un’analisi travestita da etimologia, una riflessione critica nascosta in un esempio d’uso.
Qui non stiamo parlando di semplici parole ma di vitamine per il vocabolario in crisi! Perché ammettiamolo: in un’epoca in cui il pensiero è sempre più ridotto ad emoji (😉), abbiamo un disperato bisogno di nuovi strumenti linguistici, magari con un retrogusto di saggezza vintage.
Benvenuti dunque nel nostro laboratorio linguistico dove l’impossibile diventa quotidiano e il futuro parla con l’accento dei classici. Perché a volte, per vedere avanti, bisogna guardare indietro. E per trovare le parole giuste per il domani, possiamo ancora dialogare con l’eredità di chi ha già illuminato il passato.
Gian Mauro Zumbo, anacronista.