Il tema proposto riguarda la rinascita della “teologia della prosperità” e il suo intreccio con la politica americana, in particolare con la recente istituzione dell’Ufficio per la fede alla Casa Bianca da parte di Donald Trump, circondato da telepredicatori e pastori legati a movimenti di estrema destra. Questa dottrina, che collega ricchezza e benessere al favore divino e presenta la povertà come conseguenza di una fede insufficiente, rappresenta una distorsione del messaggio evangelico che Papa Francesco ha ripetutamente criticato. Per esaminare questo fenomeno, abbiamo evocato H.L. Mencken dalle nebbie del tempo. Il “Saggio di Baltimora”, che negli anni ’20 del secolo scorso sventrava l’ipocrisia religiosa americana con precisione chirurgica, ci ha inviato un’analisi al vetriolo. “Un’autopsia spirituale dell’America trumpiana troppo succulenta per restare nell’aldilà”, ha annotato sul manoscritto, mentre puntava il suo microscopio satirico sui predicatori in doppiopetto che trasformano la Casa Bianca in tempio della prosperità.
La teologia della prosperità è l’arte raffinata di trasformare la credulità in Cadillac e la fede in fatturati. Nessun alchimista medievale ha mai sognato una trasmutazione così redditizia quanto quella che avviene oggi negli studi televisivi americani, dove lacrime di coccodrillo si trasformano mirabilmente in dollari sonanti e dove il Paradiso è quotato in borsa con rendimenti che farebbero impallidire persino il più audace speculatore di Wall Street.
L’America ha sempre avuto un talento particolare per confondere Dio con Mammona. Ma ciò a cui assistiamo oggi, con l’istituzione di un “Ufficio per la fede” alla Casa Bianca diretto da predicatori della prosperità, rappresenta l’apoteosi di questa peculiare forma di idolatria nazionale.
Permettetemi di proporre una modesta tassonomia di questa fauna peculiare, un bestiario americano che classifica le specie e sottospecie di telepredicatori che popolano l’ecosistema della religiosità a stelle e strisce. Al vertice della catena alimentare troviamo il Televangelista Prosperum Maximus, riconoscibile per l’abitudine di indossare completi dal valore di un salario annuale di un suo seguace medio, per la dentatura artificialmente bianchissima e per la capacità di piangere a comando mentre chiede donazioni. Il suo habitat naturale è lo studio televisivo arredato in stile che potremmo definire “barocco evangelico” – un eccesso di oro e di simboli religiosi che farebbe arrossire persino un cardinale rinascimentale.
Sottospecie degna di nota è l’Avarus Scripturalis, specializzato nell’estrapolazione di versetti biblici dal loro contesto per giustificare l’accumulazione di ricchezze terrene. Con un’abilità esegetica che farebbe rabbrividire qualsiasi teologo rispettabile, questi esemplari trasformano il “cammello che passa per la cruna di un ago” in una metafora che, miracolosamente, non solo non condanna la ricchezza, ma anzi la eleva a segno tangibile della benedizione divina.
Il fenomeno non è nuovo. I venditori di elisir miracolosi del mio tempo – quei “booster” che giravano di città in città con carri pieni di pozioni magiche – erano i progenitori dei moderni telepredicatori. La differenza? Il medium, non il messaggio. Il venditore di elisir prometteva salute, il predicatore della prosperità promette salvezza economica. Entrambi incassano in anticipo. L’elemento comune è quella peculiare disposizione americana a credere che esista sempre una scorciatoia verso la felicità, preferibilmente una che non richieda né sforzo intellettuale né introspezione morale.
Se potessi formulare un’equazione matematica della teologia della prosperità, sarebbe questa: Fede × Donazione = Prosperità². Con un’importante annotazione a piè di pagina: l’equazione funziona alla perfezione, ma solo per il predicatore. Per il donatore, la formula è piuttosto: Disperazione × Credulità = Conto in banca prosciugato. È una legge della spiritualità consumistica tanto infallibile quanto la legge di gravità.
Nella nuova geografia celeste promossa da questi evangelisti, il Paradiso ha subito una radicale riorganizzazione secondo principi immobiliari. Non più un regno egualitario, ma una lottizzazione divina con quartieri esclusivi per i “blessed” abbonati al servizio premium e sobborghi periferici per i credenti dal budget limitato. La salvezza non è più una questione di grazia, ma di piano tariffario. Come in un perverso club esclusivo, l’accesso al Regno dei Cieli richiede una tessera platinum e quote associative regolari.
Con l’installazione dell’Ufficio per la fede alla Casa Bianca, assistiamo all’evoluzione più inquietante: la fusione completa tra religione civica americana e culto della prosperità. La Casa Bianca diventa tempio, il Presidente sommo sacerdote. Paula White, consigliera spirituale di Trump, dichiara che la sua presenza rende la Casa Bianca “territorio santo” – una consacrazione che sarebbe comica se non fosse sinistra. L’opposizione politica diventa blasfemia, il dissenso un’eresia punibile. Il nazionalismo si traveste da fervore religioso, e il pragmatismo capitalista ottiene una benedizione divina.
Ciò che rende questa teologia particolarmente perniciosa è il modo in cui trasforma la povertà in una colpa morale. Il povero non è più oggetto di compassione, ma portatore di un peccato particolare: la mancanza di fede sufficiente per essere prosperoso. È una teodicea particolarmente conveniente per chi siede al vertice della piramide economica: non c’è bisogno di ripensare le strutture sociali che perpetuano la disuguaglianza quando si può semplicemente incolpare i poveri per la loro mancanza di fervore religioso.
Per concludere, permettetemi di offrire un modesto glossario del nuovo vangelo americano:
- Carità: investimento a rendimento garantito nell’aldilà, con deduzioni fiscali nell’aldiquà.
- Miracolo: una coincidenza, con diritti d’autore.
- Fede: l’abilità di vedere Dio nel proprio estratto conto.
- Peccato: qualsiasi comportamento che riduca il PIL.
- Grazia: termine obsoleto, sostituito da “credito”.
- Redenzione: processo ora disponibile con comodi pagamenti rateali.
- Salvezza: prodotto premium disponibile solo per membri del programma fedeltà.
Alexis de Tocqueville, nel suo viaggio attraverso l’America, osservò la peculiare religiosità degli americani. Cosa direbbe oggi, vedendo che quella stessa religiosità si è trasformata in un mercato dei futures sulla benedizione divina? Forse constaterebbe che l’eccezionalismo americano ha raggiunto il suo zenith: siamo infatti l’unica nazione che è riuscita a privatizzare persino la salvezza eterna!
Glossario
- Mammona: Termine biblico che personifica la ricchezza materiale e il guadagno come oggetto di culto o devozione. Deriva dall’aramaico “māmōnā” e appare nei Vangeli quando Gesù afferma “Non potete servire Dio e Mammona” (Matteo 6:24), rappresentando la contrapposizione tra valori spirituali e attaccamento ai beni materiali.
- Booster: nella terminologia di Mencken, un promotore entusiasta di qualsiasi causa o prodotto, spesso con motivazioni economiche nascoste; un venditore che usa retorica esagerata.
- Teologia della prosperità: corrente religiosa che sostiene che la ricchezza materiale e il benessere fisico siano volontà di Dio per i fedeli, e che possano essere ottenuti attraverso la fede e le donazioni.
- Religione civica americana: concetto che descrive come gli Stati Uniti abbiano sviluppato un insieme di principi, simboli e rituali quasi-religiosi legati all’identità nazionale e ai valori patriottici.
- Teodicea: tentativo di risolvere il problema dell’esistenza del male in un mondo creato da un Dio onnipotente e buono; nella teologia della prosperità, si manifesta come giustificazione della povertà come conseguenza di una fede insufficiente.
- Eccezionalismo americano: Idea secondo cui gli Stati Uniti occupano una posizione speciale e unica nella storia mondiale, con valori, sistema politico e destino diversi da quelli delle altre nazioni; nozione che ha radici nei primi insediamenti puritani e si è evoluta come componente centrale dell’identità nazionale.
Riferimenti bibliografici
- Mencken, H.L. (1926). “Notes on Democracy”. Alfred A. Knopf, New York.
- Mencken, H.L. (1949). “A Mencken Chrestomathy”. Alfred A. Knopf, New York.
- Bowler, K. (2013). “Blessed: A History of the American Prosperity Gospel”. Oxford University Press, New York.