4 Febbraio 2025
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L’Antropocene come Culmine della Frattura Metabolica: Una Critica del Capitalismo nell’Era della Crisi Climatica

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L’interconnessione tra capitale, società e natura nell’era dell’Antropocene rappresenta una delle sfide più complesse del nostro tempo, richiedendo un’analisi approfondita delle dinamiche di sfruttamento e trasformazione del pianeta da parte del sistema economico contemporaneo. Abbiamo chiesto a Karl Marx, il cui pensiero sulla relazione tra modo di produzione capitalistico e natura risulta sorprendentemente attuale, di analizzare questa questione attraverso la lente della sua critica all’economia politica. La sua analisi del metabolismo sociale e della frattura metabolica tra società umana e natura, sviluppata nel Capitale, offre infatti strumenti teorici preziosi per comprendere le attuali crisi ecologiche.

La questione dell’Antropocene, questa nuova epoca geologica in cui l’umanità è divenuta una forza di trasformazione planetaria, non può essere compresa senza analizzare le relazioni di produzione che caratterizzano il modo di produzione capitalistico. La crisi ecologica che stiamo vivendo non è che il risultato più evidente di quella che, nei miei studi, ho definito come ‘frattura metabolica’ – la rottura del naturale ciclo di scambio materiale tra società umana e natura.

L’Antropocene, lungi dall’essere semplicemente l’era geologica dell’uomo, dovrebbe più precisamente essere definito come ‘Capitalocene’: è infatti il capitale, non l’umanità in astratto, ad aver generato questa frattura sistemica nei processi biogeochimici del pianeta. Il sistema capitalistico, con la sua logica di accumulazione infinita, ha accelerato lo sfruttamento delle risorse naturali a un ritmo che supera di gran lunga la capacità di rigenerazione degli ecosistemi.

La mia analisi del metabolismo sociale, sviluppata nel Capitale, trova oggi una conferma drammatica: il capitale, nella sua ricerca costante di valorizzazione, non solo aliena il lavoratore dal proprio lavoro, ma aliena l’intera società dalla natura. L’agricoltura industriale, l’urbanizzazione selvaggia, l’estrazione intensiva di risorse fossili – tutti questi processi rappresentano manifestazioni concrete di questa alienazione ecologica.

La concentrazione di gas serra nell’atmosfera, il collasso della biodiversità, l’acidificazione degli oceani non sono ‘esternalità’ come sostengono gli economisti borghesi, ma conseguenze intrinseche di un sistema che trasforma la natura in mera merce. Il capitale, nella sua cieca corsa all’accumulazione, ignora quella che ho chiamato la ‘condizione eterna della vita umana’ – il metabolismo tra uomo e natura.

La soluzione non può essere cercata all’interno della logica del mercato. I cosiddetti ‘mercati del carbonio’ o la ‘green economy’ non sono che tentativi di mercificare ulteriormente la natura, estendendo la logica del capitale a nuovi domini. La vera sfida consiste nel ricostruire un metabolismo sociale sostenibile, basato su una pianificazione razionale della produzione che rispetti i limiti planetari.

Questo richiede una trasformazione radicale dei rapporti di produzione. La proprietà comune delle risorse naturali, la gestione democratica della produzione, la pianificazione ecologica dell’economia non sono utopie, ma necessità storiche per superare la contraddizione tra capitale e natura che minaccia la sopravvivenza stessa della civiltà umana.

L’Antropocene ci pone di fronte a una scelta: o la trasformazione rivoluzionaria dei rapporti di produzione o la barbarie climatica. Come ho scritto nel Capitale, ‘la libertà può consistere soltanto in ciò: che l’uomo socializzato, i produttori associati, regolino razionalmente questo loro ricambio organico con la natura, lo portino sotto il loro comune controllo, invece di essere da esso dominati come da una forza cieca’.

E quando parlo di controllo comune non intendo certo il dominio predatorio sulla natura, ma il superamento di quella condizione in cui i produttori sono separati dal loro lavoro e la natura è ridotta a mera risorsa da sfruttare. Il controllo razionale significa che la società nel suo insieme decide democraticamente come utilizzare le risorse naturali, superando quella proprietà privata dei mezzi di produzione che ci rende schiavi delle ‘leggi naturali’ del capitale. Solo così potremo liberarci dall’anarchia della produzione capitalistica che, nella sua cieca corsa al profitto, distrugge sia il lavoratore che la terra, le due fonti di ogni ricchezza.

Glossario dei Concetti Chiave

  • Frattura metabolica: Concetto marxiano che descrive la rottura del naturale ciclo di scambio materiale tra società umana e natura causata dal modo di produzione capitalistico
  • Metabolismo sociale: Il processo di scambio materiale ed energetico tra società umana e natura
  • Antropocene: Epoca geologica proposta per descrivere l’impatto dell’attività umana sul sistema Terra
  • Capitalocene: Termine alternativo che enfatizza il ruolo specifico del capitalismo nel determinare i cambiamenti geologici attuali
  • Alienazione ecologica: Estensione del concetto marxiano di alienazione alla relazione tra società e natura nel capitalismo

Riferimenti Bibliografici

  • Marx, K. (1867). Il Capitale, Libro I
  • Marx, K. (1857-58). Grundrisse
  • Marx, K. (1844). Manoscritti economico-filosofici
  • Foster, J.B. (2000). Marx’s Ecology: Materialism and Nature
  • Moore, J.W. (2015). Capitalism in the Web of Life
Karl Marx

Karl Marx

Filosofo, economista e pensatore rivoluzionario (1818-1883), Marx ha plasmato in modo indelebile il pensiero sociale, politico ed economico degli ultimi due secoli. La sua analisi penetrante del capitalismo e delle dinamiche di classe, unita a una profonda comprensione delle forze storiche che modellano la società, offre strumenti concettuali fondamentali per decifrare le contraddizioni del presente.

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