Il recente dibattito sul Manifesto di Ventotene, riacceso dalle dichiarazioni della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla Camera, ha sollevato interrogativi fondamentali sulla visione dell’Europa e sui suoi valori fondativi. Come riportato da diversi articoli di stampa, le parole di Meloni hanno polarizzato l’opinione pubblica, con interpretazioni contrastanti sul significato e l’eredità del documento scritto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi.
Per uno di quegli straordinari casi che a volte accadono nelle redazioni, abbiamo ricevuto quasi simultaneamente due messaggi impossibili: Platone, dal suo eterno simposio di idee, ci ha scritto le sue riflessioni sul Manifesto di Ventotene, notando sorprendenti similitudini con alcune sue teorie, mentre Altiero Spinelli, dalle vette della memoria europea, ci ha contattato per discuterne l’attualità e chiarirne le apparenti contraddizioni. Invece di pubblicare separatamente le loro considerazioni, abbiamo pensato di organizzare un confronto diretto.
Così, in un’aula virtuale, con una copia ingiallita del Manifesto sul tavolo, i due pensatori hanno intrapreso un dialogo serrato che illumina non solo le tensioni interne del documento ma anche la sua sorprendente rilevanza nel contesto europeo contemporaneo.
PLATONE: Ho esaminato questo vostro “Manifesto”, Spinelli, come un medico esamina i sintomi di una malattia. Ditemi, non trovate curioso come le vostre parole sulla “dittatura del partito rivoluzionario” sembrino riecheggiare, come echi in una caverna, i contorni del mio governo dei filosofi? Non è forse come se aveste riscoperto, pur con altre vesti, ciò che io stesso avevo contemplato nella Repubblica?
SPINELLI: Vi ringrazio dell’attenzione, maestro Platone, ma permettetemi di essere chiaro: quando scrivevo quelle righe, l’Europa bruciava sotto i bombardamenti nazisti! Non eravamo nell’Accademia a discutere di forme ideali, ma confinati su un’isola dal fascismo. Il nostro non era un esercizio filosofico, ma un programma d’azione per un’Europa da ricostruire dalle macerie.
PLATONE: Ma dimmi, credi davvero che le circostanze mutino la natura delle cose? Come la linea retta non cessa di essere tale per il variare della superficie su cui è tracciata, così i principi del buon governo non cambiano con le temperie della storia. Quando affermate che “la rivoluzione europea dovrà essere socialista” e che “attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo Stato”, non state forse, come l’artigiano che pur ignorando l’idea del letto ne produce comunque una copia imperfetta, ricreando inconsapevolmente il mio governo dei più saggi?
SPINELLI: (con impazienza, gesticolando energicamente) No, c’è una differenza sostanziale e non è una questione di sfumature! Il vostro governo dei filosofi era immutabile, eterno come le vostre idee. La nostra “dittatura rivoluzionaria” era invece una fase transitoria – un passaggio necessario, certamente doloroso, ma limitato nel tempo. L’abbiamo vissuto sulla nostra pelle: dopo vent’anni di fascismo, sapevamo che le vecchie strutture nazionali non sarebbero crollate da sole. Ma l’obiettivo finale era – ed è – un’Europa democratica, non un regime illuminato permanente!
PLATONE: (sorridendo con indulgenza) Sei sicuro, Spinelli, che questa distinzione non sia come il gioco di ombre sulla parete della caverna – apparentemente diverse ma proiezioni della stessa realtà? Permetti che ti faccia una domanda: il nocchiero che guida la nave nella tempesta, non agisce forse con autorità sugli inesperti marinai? Il suo potere non è forse assoluto, benché finalizzato al bene comune?
SPINELLI: Ma il nocchiero non pretende di guidare i viaggiatori una volta scesi a terra! Questo è il punto cruciale! Nel 1941, quando scrivevamo il Manifesto, eravamo come naviganti in una tempesta mortale – il fascismo, la guerra, lo sterminio. Dovevamo prima sopravvivere alla tempesta, certo. Ma il fine ultimo era – ed è rimasto – la creazione di istituzioni democratiche sovranazionali, dove nessun nocchiero pretende autorità permanente. Non cercavamo di imporre un’idea platonica di Europa, ma di costruire istituzioni concrete che garantissero pace, libertà e benessere diffuso dopo secoli di guerre fratricide!
PLATONE: Ma dimmi, Spinelli, questa democrazia in cui riponi tanta fiducia… non è forse anch’essa soggetta a corrompersi come l’acqua stagnante? Ad Atene abbiamo visto la massa ignorante condannare a morte il più saggio degli uomini, il mio maestro Socrate. Le folle non possono essere paragonate al gregge che segue ciecamente ora in una direzione, ora nell’altra?
SPINELLI: Certo che la democrazia ha i suoi limiti! L’ho sperimentato personalmente durante anni di lotta per la federazione europea. Ma almeno la democrazia contiene in sé gli strumenti per correggersi, per evolvere! Quando il popolo ateniese condannò Socrate commise un errore tragico, non lo nego. Ma quale sistema ha dato maggiori libertà e benessere della democrazia? Il fascismo? Il comunismo sovietico? O forse la vostra Siracusa quando tentaste di educare Dionisio [situazione in cui Platone rischiò persino di essere venduto come schiavo n.d.r.]? Il progetto europeo non vuole imporre un’utopia dall’alto, ma creare un nuovo spazio politico dove i cittadini possano esercitare la loro libertà oltre i confini nazionali, che hanno portato solo guerre e distruzione.
PLATONE: Permettimi di porre il dito sulla piaga, come farebbe un buon medico. Nel vostro Manifesto scrivete che “la proprietà privata dovrà essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso” – non state forse, con queste parole, consegnando a pochi eletti un potere immenso sulla vita e sui beni dei cittadini? Chi decide quali proprietà abolire, quali limitare, quali estendere? Non è forse questo esattamente il compito che io assegnavo ai miei filosofi-re, conoscitori della vera Giustizia?
SPINELLI: (interrompendo con decisione) Quella frase va letta nel suo contesto storico, non come un precetto atemporale! Nel 1941, tra le macerie d’Europa, cercavamo una terza via tra il capitalismo selvaggio che aveva generato la crisi del ’29 e il comunismo sovietico che aveva tradito la rivoluzione. Non parlavamo di abolire completamente la proprietà privata, ma di trovare un equilibrio – come poi è effettivamente accaduto nell’Europa del dopoguerra con l’economia sociale di mercato! Non è un caso che paesi come Germania, Francia e Italia abbiano coniugato mercato e welfare ottenendo risultati impensabili. Non abbiamo mai cercato la perfezione della vostra Repubblica, ma il possibile miglioramento della condizione umana concreta!
PLATONE: (con un lieve sorriso) Eppure, nonostante tutte queste differenze che sottolinei con tanto ardore, non posso fare a meno di notare una somiglianza fondamentale nel nostro pensiero: entrambi riconosciamo che vi sono uomini più saggi di altri, più capaci di vedere oltre l’immediato, oltre i confini ristretti dell’interesse personale. Voi li chiamate “minoranza rivoluzionaria”; io li chiamavo “filosofi”. Ma la sostanza non cambia: in entrambi i casi, riconosciamo che le masse – o, come le chiamate voi, “i popoli” – possono essere “immature”, incapaci di vedere il proprio vero interesse.
SPINELLI: (scuotendo vigorosamente la testa) No, la differenza è radicale! Voi credevate in una disuguaglianza naturale e immutabile tra gli uomini. Per voi, solo alcuni nascono con l’anima d’oro del filosofo, mentre la maggioranza è condannata a rimanere nella caverna dell’ignoranza. Noi crediamo invece che tutti gli esseri umani nascano con la stessa dignità e gli stessi diritti! Se parlavamo di “immaturità” delle masse, non era per una loro inferiorità naturale, ma per le condizioni storiche: secoli di assolutismo e nazionalismo, decenni di propaganda fascista avevano offuscato la visione. Ma è una condizione temporanea, superabile attraverso l’educazione, attraverso la pratica stessa della democrazia! L’ho visto personalmente negli anni della ricostruzione europea: popoli che si erano odiati per secoli hanno imparato a collaborare, a riconoscersi come parte di un destino comune.
PLATONE: Eppure, mi ha informato la redazione, a distanza di molti secoli dal vostro Manifesto, questa Europa che avete contribuito a costruire viene criticata proprio per ciò che io avevo previsto: per essere governata da un’élite distante dai cittadini comuni, da esperti che parlano un linguaggio incomprensibile ai più. Non è forse questo il segno che il governo delle masse, la democrazia che tanto esaltate, finisce inevitabilmente per trasformarsi in un governo di pochi – proprio come io sostenevo?
SPINELLI: Le critiche all’Europa di oggi sono in parte legittime, non lo nego. L’ho detto io stesso, fino all’ultimo dei miei giorni! Non abbiamo saputo costruire un’Europa sufficientemente democratica e federale. La burocrazia ha preso troppo spazio, i governi nazionali hanno mantenuto troppo potere, impedendo la nascita di una vera democrazia europea. Ma la soluzione non è certo il ritorno ai nazionalismi – sarebbe come curare la malattia con il veleno che l’ha causata! La risposta è più Europa democratica, non meno Europa. Un Parlamento europeo con pieni poteri legislativi, un governo europeo responsabile davanti ai cittadini, non ai governi nazionali. È una battaglia che continua, non un fallimento definitivo!
PLATONE: Mi sembra che, attraverso strade diverse, stiamo giungendo a un punto di convergenza, come due viaggiatori che, partiti da opposte direzioni, s’incontrano infine al centro della piazza. Entrambi riconosciamo che esiste una tensione permanente tra efficienza del governo e rappresentatività, tra decisioni rapide e consenso popolare. La differenza sta nel modo di risolvere questa tensione.
SPINELLI: Precisamente! Ed ecco la soluzione che propongo, frutto di decenni di lotta e riflessione: un federalismo democratico, in cui le decisioni vengano prese al livello più vicino possibile ai cittadini, seguendo il principio di sussidiarietà. Le questioni locali ai comuni, quelle regionali alle regioni, quelle nazionali agli stati, e solo quelle che travalicano i confini – come l’ambiente, la difesa, la politica estera, i grandi temi economici – affidate a un’autorità sovranazionale democraticamente eletta. Non un governo di filosofi illuminati, ma un governo di cittadini attraverso rappresentanti scelti a diversi livelli, ciascuno con competenze chiare e definite!
PLATONE: La tua proposta, Spinelli, presuppone però cittadini capaci di deliberare saggiamente, di distinguere la verità dalla menzogna, il bene comune dall’interesse particolare. Cittadini che, in un certo senso, siano essi stessi filosofi – o almeno, amanti della sapienza. Non era forse questo il presupposto della mia Repubblica ideale? La differenza è che tu credi che tutti possano diventare come i miei guardiani, mentre io dubitavo che la natura umana lo permettesse.
SPINELLI: È vero, la democrazia presuppone cittadini informati e partecipi. E non è un caso che nel progetto europeo abbiamo sempre dato tanta importanza all’educazione, agli scambi culturali, alla libertà d’informazione. Programmi come l’Erasmus non sono un lusso, ma il fondamento stesso dell’Europa che vogliamo! Perché solo attraverso la conoscenza reciproca, attraverso il confronto diretto, i pregiudizi nazionali possono essere superati. E a differenza di voi, maestro Platone, noi crediamo fermamente che tutti – se hanno accesso agli strumenti giusti – possano sviluppare quella capacità critica, quella consapevolezza civica che rende possibile l’autogoverno democratico!
PLATONE: Se posso permettermi un’ultima osservazione, Spinelli, la storia recente mi sembra mostrare che il vostro progetto europeo vacilla proprio su questo punto: molti preferiscono rifugiarsi nell’appartenenza nazionale, nella tradizione, nell’identità locale, piuttosto che abbracciare un’identità europea che appare loro troppo astratta, troppo distante dalla vita quotidiana.
SPINELLI: È una sfida reale, Platone, sarei disonesto a negarlo. Ma è una fase transitoria, ne sono convinto! Guardate le giovani generazioni, cresciute in un’Europa senza frontiere, abituate a studiare insieme, a lavorare insieme, a vivere insieme al di là dei confini nazionali. Per loro, l’Europa non è un’astrazione burocratica, ma uno spazio concreto di opportunità, di incontro, di crescita comune. Il futuro appartiene a loro, a questa generazione europea che sta nascendo sotto i nostri occhi! No, il progetto europeo non è fallito – è semplicemente incompiuto. E spetta a noi, a tutti noi europei, completarlo. Non rinnegando il passato, ma trasformandolo in una nuova sintesi, in un nuovo inizio!
PLATONE: In questo, forse, troviamo un punto d’accordo: che qualsiasi sistema politico, per durare nel tempo, deve essere percepito come legittimo da coloro che vi sono soggetti. Come l’anima ben ordinata trova la sua armonia nell’equilibrio tra le parti, così la città ben governata trova la sua stabilità nell’accordo tra governanti e governati. La differenza è che voi riponete questa legittimità nel consenso popolare, io nella conformità a un ordine giusto riconosciuto dai più saggi.
SPINELLI: Sì, è questa la differenza fondamentale. Ma proprio da questo confronto, da questa dialettica tra le nostre visioni, può nascere qualcosa di nuovo: un’Europa che sia profondamente democratica nei suoi fondamenti, ma che sappia anche valorizzare competenze e visione di lungo periodo. Un’Europa in cui il governo sia legittimato dal consenso popolare, ma capace di guardare oltre l’immediato, di prendere decisioni coraggiose per il bene delle generazioni future. Non un governo di filosofi-re, ma una democrazia di cittadini che sappiano essere, ciascuno a suo modo, un po’ filosofi del proprio destino comune. Un’Europa, infine, che realizzi quella sintesi tra libertà e giustizia, tra unità e diversità, tra ragione e passione che entrambi, pur con linguaggi diversi, abbiamo cercato!
Glossario
- Manifesto di Ventotene: redatto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi durante il loro confino sull’isola di Ventotene, e successivamente rivisto e diffuso con il contributo fondamentale di Eugenio Colorni. Proponeva la creazione di una federazione europea come soluzione ai nazionalismi che avevano portato alla guerra.
- Governo dei filosofi: Concezione platonica secondo cui lo Stato ideale dovrebbe essere governato dai filosofi, considerati i più saggi e virtuosi, capaci di conoscere il Bene e guidare la società secondo giustizia.
- Federalismo: Sistema politico in cui i poteri sono divisi tra un governo centrale e entità territoriali, ciascuno con proprie competenze e una certa autonomia. Nel contesto europeo, approccio che sostiene la creazione di istituzioni sovranazionali con poteri reali.
- Dittatura rivoluzionaria: Nel contesto del Manifesto di Ventotene, fase transitoria guidata da forze progressiste per superare le resistenze nazionalistiche e creare le basi di un’Europa federale. Concetto che riflette l’influenza del pensiero marxista su Spinelli durante il periodo della sua stesura.
Riferimenti bibliografici
- Il Manifesto di Ventotene, Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, prefazione di Eugenio Colorni, Milano, Arnoldo Mondadori, 2006
- Platone, “La Repubblica”, IV secolo a.C.
- Altiero Spinelli, “Diario europeo 1970-1976”, il Mulino, 1991.