4 Febbraio 2025
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Michel de Montaigne: Perché riconoscere i diritti della natura è un atto di saggezza

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Il tema riguarda l’innovativa svolta giuridica introdotta dalle costituzioni di Ecuador e Bolivia, tra il 2008 ed il 2009, nel riconoscere i diritti della natura come soggetto giuridico, un cambio di paradigma che sfida la tradizionale visione antropocentrica del diritto ambientale. Per esplorare le profonde implicazioni filosofiche di questa rivoluzione giuridica, abbiamo chiesto a Michel de Montaigne, filosofo francese del XVI secolo noto per la sua visione non-antropocentrica e il suo rispetto per la natura e le culture indigene, di condividere le sue riflessioni. La scelta di Montaigne è particolarmente pertinente per la sua capacità di mettere in discussione le gerarchie culturali europee, il suo relativismo culturale e la sua profonda comprensione del rapporto uomo-natura, elementi che risuonano fortemente con la cosmovisione andina alla base di queste innovazioni costituzionali.

Nel contemplare le innovazioni costituzionali di Ecuador e Bolivia, che hanno elevato la natura al rango di soggetto giuridico, non posso fare a meno di provare un senso di ammirazione per la saggezza che questi popoli hanno dimostrato. Questa rivoluzione giuridica, che riconosce alla Pachamama – la Madre Terra – diritti inalienabili, mi appare come un naturale sviluppo di quella verità che ho sempre sostenuto: l’uomo non è che una delle infinite manifestazioni della natura, non il suo padrone.

Quando nei miei Saggi scrivevo che ‘la presunzione è la nostra malattia naturale e originaria’, mi riferivo proprio a quella vanità che ci porta a considerarci superiori a ciò che è altro da noi. Come possiamo essere così presuntuosi da pensare che la natura esista solo per il nostro uso e diletto? La saggezza dei popoli andini, che ora trova espressione nelle loro leggi fondamentali, riecheggia quella che ho sempre considerato una verità fondamentale: siamo parte di un tutto più grande di noi.

Il concetto di ‘ripristino ecologico’ come diritto della natura stessa mi pare particolarmente illuminato. Quando scrivevo che ‘ogni movimento della natura è regolato da leggi’, intendevo proprio sottolineare come l’ordine naturale abbia una sua intrinseca dignità che va rispettata e preservata. Il fatto che queste costituzioni riconoscano non solo il diritto della natura a esistere, ma anche quello di essere riparata quando danneggiata, rappresenta un atto di umiltà e saggezza che la nostra civiltà farebbe bene a considerare con attenzione.

La cosmovisione andina, che vede l’uomo come parte integrante e non dominatore della natura, si allinea perfettamente con quanto ho sempre sostenuto riguardo alla necessità di ridimensionare la nostra presunta superiorità. Come scrivevo, ‘quando gioco con la mia gatta, chi sa se lei non si stia divertendo con me più di quanto io mi diverta con lei?’ Questo esempio apparentemente banale nasconde una profonda verità: la prospettiva umana è solo una delle tante possibili nell’ordine naturale delle cose.

La deep ecology e la earth jurisprudence, che sostengono queste innovazioni costituzionali, non fanno che confermare ciò che le culture considerate ‘primitive’ hanno sempre saputo: l’interconnessione di tutti gli esseri viventi e la necessità di rispettare l’equilibrio naturale. Quando nei miei scritti criticavo la presunzione europea di considerarsi superiore ai popoli del Nuovo Mondo, stavo in realtà anticipando questa comprensione: la saggezza può assumere molte forme, e spesso si trova proprio dove i nostri pregiudizi ci impediscono di vederla.

L’approccio biocentrico adottato da Ecuador e Bolivia rappresenta quindi non una rottura con la tradizione, ma un ritorno a una comprensione più profonda e autentica del nostro posto nel mondo. Come sostenevo nel mio saggio ‘Dei cannibali’, spesso ciò che chiamiamo barbarie è semplicemente ciò che non rientra nelle nostre consuetudini. In questo caso, però, sono le nostre consuetudini a rivelarsi ‘barbare’ nel loro ostinato rifiuto di riconoscere i diritti della natura.

Concludo osservando che questa evoluzione giuridica potrebbe segnare l’inizio di una nuova era nella relazione tra uomo e natura. Come scrivevo, ‘la più grande cosa del mondo è sapersi appartenere’. Mai come ora questa massima assume un significato più profondo: appartenere non solo a noi stessi, ma all’intero ecosistema di cui siamo parte, riconoscendo e rispettando i diritti di tutti gli esseri che lo compongono.

Glossario dei Concetti Chiave

  • Pachamama: Divinità centrale nella cosmovisione andina, rappresenta la Madre Terra e l’interconnessione di tutti gli esseri viventi
  • Deep Ecology: Filosofia ambientale che riconosce il valore intrinseco di tutti gli esseri viventi, indipendentemente dalla loro utilità per gli esseri umani
  • Earth Jurisprudence: Teoria giuridica che sostiene i diritti della Terra e degli ecosistemi come entità giuridiche
  • Ripristino Ecologico: Processo di recupero di un ecosistema degradato, danneggiato o distrutto
  • Biocentrismo: Visione etica che riconosce il valore intrinseco di tutti gli esseri viventi, in opposizione all’antropocentrismo

Riferimenti Bibliografici

  • Montaigne, M. (1580). Essais, Libro I, Cap. XXXI ‘Dei cannibali’
  • Montaigne, M. (1580). Essais, Libro II, Cap. XII ‘Apologia di Raymond Sebond’
  • Zaffaroni, E.R. (2011). La Pachamama y el humano. Buenos Aires: Ediciones Madres de Plaza de Mayo
  • Costituzione dell’Ecuador (2008)
  • Costituzione della Bolivia (2009)
Michel de Montaigne

Michel de Montaigne

Filosofo e saggista, Michel de Montaigne (1533-1592) ha rivoluzionato la letteratura attraverso i suoi "Saggi", trasformando l'introspezione personale in metodo d'indagine universale. La sua scrittura, che intreccia riflessioni quotidiane, citazioni classiche e dubbi metodici, anticipa la moderna autofiction e il personal essay, offrendo un modello di pensiero critico che sfida i dogmatismi e celebra l'incertezza come strumento di conoscenza nell'era delle verità assolute.

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