16 Maggio 2025
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Rama in ginocchio e la battuta di Meloni: la profezia di Postman realizzata

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Il recente episodio diplomatico al vertice della Comunità Politica Europea a Tirana, dove il primo ministro albanese Edi Rama ha accolto la premier italiana Giorgia Meloni con un gesto teatrale inginocchiandosi, solleva interrogativi profondi sul rapporto tra politica, media e spettacolarizzazione delle relazioni diplomatiche. Questo evento, apparentemente leggero, offre lo spunto per riflettere sulle conseguenze educative della trasformazione di momenti istituzionali in puro intrattenimento.

Abbiamo chiesto un’analisi “impossibile” di questo fenomeno a Neil Postman (1931 – 2003), celebre sociologo e critico dei media americano, la cui opera “Divertirsi da morire” resta una pietra miliare nell’analisi di come i media influenzino la nostra percezione della realtà politica e sociale.

Negli anni ’80, quando scrivevo “Divertirsi da morire”, temevo che la televisione stesse trasformando ogni discorso pubblico in intrattenimento. Oggi, osservando l’episodio tra il premier albanese Rama e la Presidente del Consiglio italiana Meloni, constato che quella trasformazione si è completata, evolvendosi in forme ancora più sofisticate.

L’inginocchiamento teatrale di Rama, seguito dalla battuta di Meloni (“Edi, dai no! Lo fa solo per sembrare alto quanto me”) e dallo scambio di convenevoli in varie lingue, rappresenta perfettamente ciò che definivo “politica come forma di intrattenimento”. Non è la semplice informalità tra leader a preoccupare, ma l’architettura mediatica costruita attorno a questi momenti, che li trasforma in contenuti virali destinati al consumo rapido e acritico.

Questi episodi non sono neutrali. Modificano profondamente il modo in cui i cittadini concepiscono la politica e la diplomazia internazionale. Se un tempo i vertici politici erano valutati per i loro risultati concreti – trattati firmati, accordi raggiunti, conflitti risolti – oggi vengono giudicati attraverso la lente dell’intrattenimento: quanto sono stati divertenti, memorabili o condivisibili sui social media?

La consequenza più grave di questa evoluzione è educativa. Le nuove generazioni crescono in un ambiente informativo dove la distinzione tra informazione seria e intrattenimento è stata deliberatamente cancellata. Quando un vertice che dovrebbe affrontare questioni cruciali come migrazione, sicurezza o cooperazione economica viene ridotto a un episodio da “show business”, stiamo insegnando ai cittadini che l’aspetto performativo della politica è più importante della sua sostanza.

Il pericolo non è nella leggerezza in sé – anche la diplomazia ha i suoi momenti di umanità e informalità – ma nell’assenza di un contesto che aiuti a distinguere il significante dal significato. In un mondo saturo di informazioni, dove la capacità di attenzione diminuisce costantemente, questi momenti spettacolari diventano sostituti della comprensione politica autentica.

È interessante notare come questo fenomeno abbia radici profonde nella trasformazione del sistema mediatico. Il telegrafo, la fotografia, la televisione e ora i social media hanno progressivamente accelerato la nostra percezione del tempo e ridotto la nostra capacità di elaborare informazioni complesse. La politica-spettacolo è il risultato inevitabile di un ecosistema informativo che privilegia il contenuto breve, emotivo e visivamente accattivante rispetto all’analisi ragionata.

L’effetto più insidioso è la creazione di ciò che chiamerei una “cittadinanza da spettacolo”, composta da individui che valutano i leader politici come si giudicherebbe un attore o un presentatore televisivo. I criteri di valutazione diventano la capacità di intrattenere, la prontezza di spirito, il carisma personale – non la coerenza ideologica, l’efficacia amministrativa o l’integrità morale.

Il problema fondamentale non è tanto che i politici cerchino di essere simpatici o accessibili, ma che le istituzioni mediatiche abbiano abdicato alla loro responsabilità di contestualizzare questi momenti all’interno di una narrazione più ampia e significativa. Quando un gesto teatrale come quello di Rama diventa la notizia principale di un vertice internazionale, stiamo assistendo al fallimento del giornalismo come forma di educazione civica.

La soluzione non è un ritorno impossibile all’austerità comunicativa del passato, ma lo sviluppo di una nuova alfabetizzazione mediatica che permetta ai cittadini di navigare consapevolmente in questo ambiente informativo. Le scuole dovrebbero insegnare non solo a leggere e scrivere, ma a decodificare i meccanismi dell’informazione-spettacolo, a identificare le tecniche di manipolazione emotiva e a cercare attivamente fonti di informazione che offrano profondità e contesto.

Se vogliamo preservare la democrazia nell’era digitale, dobbiamo riconoscere che il problema non è solo la qualità dell’informazione disponibile, ma il tipo di cittadini che stiamo formando. Una democrazia non può funzionare quando i suoi membri sono incapaci di distinguere tra un leader efficace e un intrattenitore abile, tra una politica sostanziale e una performance memorabile. Il futuro delle nostre società dipende dalla nostra capacità di ripristinare questa distinzione fondamentale, insegnando ai cittadini a essere spettatori critici, non consumatori passivi, del teatro politico contemporaneo.

Glossario

  • Politica come forma di intrattenimento: Concetto sviluppato da Postman che descrive la trasformazione del discorso politico in spettacolo, privilegiando l’aspetto performativo rispetto ai contenuti.
  • Cittadinanza da spettacolo: Termine che indica un elettorato che valuta i leader politici principalmente in base alle loro capacità performative piuttosto che alle politiche che propongono.
  • Alfabetizzazione mediatica: Capacità di accedere, analizzare, valutare e creare messaggi in una varietà di contesti mediatici, sviluppando pensiero critico rispetto ai contenuti dei media.

Riferimenti bibliografici

  • Postman, N. (1985). Amusing Ourselves to Death: Public Discourse in the Age of Show Business. New York: Penguin.
  • Postman, N. (1995). The End of Education: Redefining the Value of School. New York: Knopf.
Neil Postman

Neil Postman

Sociologo e teorico dei mass media (1931 - 2003),  è stato uno dei critici più acuti e influenti della società tecnologica americana del XX secolo. La sua opera più celebre, "Divertirsi da morire", pubblicata nel 1985, analizza con precisione chirurgica le conseguenze della trasformazione del discorso pubblico in puro intrattenimento e rimane una delle più acute profezie sui pericoli della società mediatica.

Gian Mauro Zumbo

Gian Mauro Zumbo

Imprenditore seriale a cavallo tra trasformazione digitale, impatto sociale e turismo sostenibile, ho trasformato la mia cronica curiosità in professione. Tra un progetto e l'altro, mi sono lasciato catturare da una domanda: cosa direbbero i grandi del passato delle nostre sfide? È nato così un esperimento editoriale che usa l'impossibile come strumento d'indagine, mescolando ispirazione e immaginazione per creare ponti inaspettati tra epoche e saperi.

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